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SATYRUS

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Più che una vera e dettagliata biografia, questa sezione contiene pochi cenni sulla vita dell'autore, e diverse notizie sui suoi antenati, il percorso artistico dei quali egli ritiene importante per il valore affettivo e quello di ideale appartenenza. Satyrus è nato a metà degli anni Sessanta del Novecento, e ha sempre disegnato, fin da bambino. Dopo essersi diplomato al liceo classico, ha frequentato un corso quadriennale di illustrazione presso una nota scuola d'arte che ha sede in Roma, ed in altre città italiane, e che oggi conferisce un titolo triennale parificato ad un corso di laurea triennale dal MIUR (oggi MIM, Ministero Istruzione e Merito). Fra i suoi maestri di allora figuravano i migliori illustratori italiani dell’epoca, come Graziano Tinti, Luciano Crovato, Dariush Radpour e diversi altri. Terminati gli studi ha lavorato come illustratore pubblicitario ed editoriale per alcuni anni, e ha insegnato per cinque anni presso una nota scuola di fumetto. Si è dedicato al disegno satirico dal 2008. Nel 2019, venendo da una formazione pittorica tradizionale (acrilico, gouache, acquerello, olio) e sentendo l'esigenza di apprendere la pittura digitale, ha seguito un corso tenuto dal bravo illustratore Antonio De Luca. Da quel momento ha cominciato ad elaborare una tecnica mista per le sue tavole satiriche, basata sul disegno a matita rinforzato da ombre e lumeggiature dipinte in digitale, dapprima in maniera molto sintetica e minimalista e successivamente ricercando sempre più il “peso ed i volumi della pittura" nelle sue tavole.  Satyrus ha iniziato a dedicarsi al mestiere di vignettista satirico poichè affascinato dall'opera dei maestri del passato, i quali eccellevano nel disegno satirico realistico, al punto da risultare dei veri e propri illustratori dediti alla satira, primo fra tutti il  grandissimo Honorè Daurmier. L'attività di vignettista corrispose fin da quella data all'esigenza dell'autore di testimoniare e denunciare gli orrori del periodo storico nel quale si è trovato a vivere. 

 

Grazie al valido lavoro di ricerca storica del sig. Giancarlo Elmi, il quale ha antenati comuni a quelli di Satyrus, è stato possibile ricostruire la storia della famiglia della nonna paterna di Satyrus, che conta diversi artisti nell'ambito della pittura e della decorazione a Roma. Qui vengono riportate alcune interessanti informazioni riguardo a due in particolare fra queste figure.  

 

Riportiamo alcuni passi estratti direttamente dall'ottimo lavoro del signor Elmi. Il primo dei due è Salvatore Nobili: "Nato nel 1835, divenne un affermato pittore decoratore. Di lui si conoscono numerose opere, soprattutto a carattere religioso. Bixio Nobili (zio di Giancarlo Elmi) raccontava che, da ragazzo, aveva frequentato assiduamente la sua famiglia che diceva avere un grado di parentela con la nostra (sua dell'Elmi, ma anche della famiglia dell'autore - nota di Satyrus -). Salvatore fu Direttore dell’Istituto del Mosaico in Vaticano, succedendo al suo amico pittore Francesco Grandi con il quale aveva collaborato nella realizzazione di varie opere. La formazione e tutta l’opera dell’artista è strettamente legata alla bottega artigiana di Ernesto Nobili (il diretto trisnonno di Satyrus, il nonno della sua nonna paterna - nota di Satyrus -), suo lontano cugino. I loro nonni, rispettivamente Domenico e Luigi, erano cugini di primo grado. 

 

La sua attività si svolse a Roma e nel Lazio fra il 1865 e il 1919. Ne è una conferma la sua attività di disegnatore per le incisioni dell’Ottavario dei morti dell'ospedale romano di Santo Spirito in Sassia, documentata dal 1865 al 1867.   Certamente nella realizzazione delle sue opere Salvatore si avvalse della collaborazione del cugino Ernesto e della sua bottega artigiana. Probabilmente il nome del cugino Ernesto non comparve mai a causa del suo passato assai burrascoso di Garibaldino. Dedicata alla pittura religiosa è tutta la sua produzione nota: nel 1867 dipinse uno stendardo con II martirio di S. Pietro de Arbues. Nel 1886 gli venne affidata la decorazione della cappella dei Santi Cirillo e Metodio nella Chiesa di San Clemente. Nel 1906 dipinse, nella volta di Sant’Andrea della Valle, due tempere con “ La cacciata dal Paradiso Terrestre” e “L'Apparizione dell’Immacolata a S. Orsola Benincasa”. Intorno al 1870, presso il Cimitero Monumentale del Verano, ha realizzato tre scene, tra cui una spicca per la drammaticità del gesto disperato di Eva con Adamo sul cadavere del figlio Abele. Nel 1895 ha realizzato un mosaico monumentale rappresentante Santa Valeria (Collezione privata).  

 

Nel 1881, a seguito dell’affidamento dei lavori di rifacimento della Cappella di S. Eusebio a Vercelli,
vennero realizzati quattro grandi affreschi con scene della vita di S. Eusebio e i pennacchi con vescovi vercellesi (S. Limenio, S. Emiliano, S. Giustiniano e S. Onorato). L’iscrizione su uno dei pennacchi attesta che i dipinti sono opera del romano Francesco Grandi, coadiuvato da Salvatore Nobili. Nella seconda metà del XIX secolo, nella Sacrestia della Chiesa di Sant’Antonio in Campo
Marzio, Salvatore Nobili, autore di altre opere nella Chiesa e nell’Istituto, dipinse a tempera, sul soffitto, il Miracolo di Sant’Antonio che difende il Padre accusato di omicidio. Il prof. Salvatore Nobili succederà nel 1886 al Grandi nella carica di Direttore della Scuola del Mosaico in Vaticano. Nel 1880, in seguito all’abbattimento della volta lignea, Salvatore portò a compimento l’opera pittorica iniziata nel 1724 dall’artista atriano Giovanbattista Savelli."

 

 

 

"Il trisnonno di Satyrus, Ernesto Nobili, (personalità si potrebbe dire diametralmente opposta a quella del cugino Salvatore sotto il profilo politico-nota di Satyrus-), nacque a Sutri il 28 aprile 1841, anche se da alcune fonti risulterebbe, erroneamente, nato a Robecco d’Oglio in provincia di Cremona. A conferma dell’errore, quelle stesse fonti lo dicono nato lo stesso giorno e sposato con la stessa moglie. Amico dei Fratelli Cairoli e Veterano della Campagna per l’unificazione dell’Italia combattuta nel 1867, prese parte alla battaglia di Villa Glori a fianco di Enrico e Giovanni Cairoli, dove fu ferito, e alla battaglia di Mentana con le truppe garibaldine alle quali si era unito subito dopo essere fuggito da Villa Glori con altri compagni. In un elenco compilato nel 1881 da Cesare Elisei, uno dei componenti il drappello di Villa Glori, Ernesto, a quella data, risultava, erroneamente, morto.  Il suo nome è inciso sulla lapide del monumento dedicato ai Fratelli Cairoli al Pincio. Ad Ernesto, per i riconosciuti meriti di aver contribuito alla realizzazione dell’unità d’Italia, con Decreto Reale n° 237160 del 11 febbraio 1912, venne concesso un vitalizio. Si racconta che Ernesto conservasse con devozione uno dei bastoni di Garibaldi donatogli da quest’ultimo. Ora questo cimelio dovrebbe averlo uno dei discendenti. 

 

Nella sua vita, Ernesto esercitò il mestiere di pittore aprendo un’affermata bottega d’arte frequentata anche dal suo lontano cugino Salvatore con il quale collaborò nella realizzazione di vari affreschi nelle chiese di Roma e nel Lazio. Purtroppo delle opere realizzate in proprio da Ernesto si sono perse le tracce. Dai ricordi di Ernesto, figlio di Bruto, che lo raccontava al figlio Bruno quando passava nei pressi di Cassino venendo a Roma, sappiamo che, nella seconda metà dell’800, Ernesto lavorò come decoratore presso l’Abbazia di Montecassino. Diceva anche che, per questo lavoro, Ernesto avesse ricevuto varie monete d’oro da lui poi lasciate alla figlia Linda. E’ probabile che questa commessa gli sia stata data in quanto, a quel tempo, suo zio Mauro Nobili era frate francescano nella diocesi di Cassino.

 

Ormai anziano, sembra che Ernesto abbia esercitato anche il mestiere di falegname nella bottega del genero Virginio Pollicelli marito di sua figlia Linda. Ernesto morì a Roma il 22 settembre 1922. Egli è sepolto a Roma, al Cimitero del Verano. Nel suo necrologio apparso sulla stampa, Ernesto venne ricordato come “Maestro dell’arte decorativa preferito dalle imprese, dai privati e dagli ingegneri per la sua grande genialità in cui ne fu maestro di grande rinomanza. Sarebbe troppo enumerare tutti i lavori che eseguì con quella passione e intendimento artistico che tutti ne riconoscevano”."

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Ernesto Nobili

Salvatore Nobili